Il cuculo (Cuculus canorus) non spicca tra gli uccelli per il piumaggio appariscente e colorato né per il canto melodioso; non è nemmeno una specie rara, di quelle che quando le vedi ti senti proprio fortunato. Eppure è tanto notevole da aver ispirato innumerevoli tradizioni e proverbi e a lui sono dedicati molti studi.
In effetti i comportamenti che il cuculo ha elaborato nel corso dell’evoluzione, quelle che possiamo chiamare le sue “abitudini” sono molto particolari.
Sì perché il cuculo è un parassita, più precisamente il suo è un parassitismo di cova: la femmina depone le proprie uova nei nidi di altri uccelli che, inconsapevoli, coveranno e cresceranno un uccellino non loro.
Forse vi è capitato di vedere le foto dei piccoli genitori che imboccano un enorme pullo, e queste immagini un poco grottesche vi hanno fatto sorridere. Per gli uccelli trovarsi un cuculo nel nido è una disgrazia, nondimeno lo allevano con impegno. Quando l’uovo si schiude il neonato inizia ad invocare rumorosamente il cibo e tiene il becco spalancato, a questi stimoli i “genitori” proprio non possono resistere, rispondono ad un istinto fortissimo che li obbliga a sfamare questo intruso a costo di duri sforzi e perdendo la propria legittima prole.
Infatti per assicurarsi tutte le cure appena nato il cuculo si libera delle altre uova e degli altri pulli, facendoli cadere dal nido. A onor del vero tale comportamento, chiamato cainismo, non è esclusivo del cuculo e si osserva anche in altre specie, tra fratelli veri, in special modo tra i rapaci.
Ma perché il cuculo si comporta così? E come riesce ad ingannare gli altri uccelli?
La ragione di questo comportamento sembra legata all’alimentazione richiesta dai piccoli, diversa da quella degli adulti. Il cuculo mangia grossi insetti e larve mentre i pulli hanno bisogno di piccoli insetti, ed è proprio tra le specie che se ne cibano che la femmina sceglie quella da parassitare assicurando così il nutrimento adatto al nascituro.

Gli uccelli che possono essere presi di mira dal cuculo sono vari, ma si è osservato che ogni femmina ha le sue preferenze e la scelta del nido da occupare ricade sempre su una sola specie, in genere la stessa che l’ha allevata.
Nel susseguirsi delle generazioni si sono così formati dei gruppi di femmine specializzate e capaci di produrre uova dai colori simili a quelle dei genitori adottivi, che passano inosservate tra quelle autentiche.
Il cuculo è una specie migratrice che trascorre parte dell’anno in Africa e si riproduce in Europa. Non avendo necessità di costruire un nido o allevare i figli la permanenza in Italia degli adulti è breve, mentre i nuovi nati partono più tardi. Nonostante crescano senza avere alcun rapporto con gli adulti della propria specie, e dunque ovviamente non abbiano modo di imparare da loro, sanno che a un certo punto devono partire e sanno dove andare.

Il canto del cuculo è davvero peculiare, quel cucu’ che si sente a primavera e che serve al maschio per delimitare un territorio e attirare la femmina è, assieme all’arrivo delle rondini, segnale della fine dell’inverno.
Nella cultura popolare si ascoltava il suo canto per predire il futuro (in base al numero dei cu-cu si poteva scoprire quanto restava da vivere o quando ci si sarebbe sposati), in alcune zone è di buon auspicio avere degli spiccioli in tasca quando si sente per la prima volta il cuculo e
vederne uno porta fortuna.
Non mancano i modi di dire legati ai suoi comportamenti, per cui “ai primi di aprile il cuco deve venire, se non viene il sette o l’otto, o è perso o è cotto“, e “andare a cuc” indica l’uomo che si accasa dalla moglie, mentre “cuccare” significa trovare una compagna.
Per finire è bene ricordare che il cuculo è un utile predatore di grossi insetti, una delle poche specie che non disdegnano le larve evitate da altri uccelli perché irritanti o velenose, tra cui le temute processionarie.

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