È arrivato, sembra, il tempo degli alberi.
Finalmente ne viene riconosciuta l’importanza nel contrastare il cambiamento climatico in quanto capaci di assorbire e immagazzinare l’anidride carbonica. Ma fanno anche altre cose meravigliose! Svolgono un ruolo importante nel prevenire il dissesto idrogeologico grazie alle loro radici che abbracciano il suolo e ne migliorano la qualità formando legami coi microorganismi del terreno e arricchendolo con le foglie cadute che si trasformano in humus. Danno cibo e riparo a tantissimi animali e molte altre cose. Gli alberi sono un tassello fondamentale del sistema-ambiente, di cui anche noi siamo parte, e si sa che stare nei boschi ci fa bene all’anima.
Dunque ecco finalmente il tempo degli alberi, non più visti come cose verdi che fanno ombra, ma come esseri viventi nostri alleati. Si sente sempre più spesso di iniziative di piantumazione di alberi.
Grandi investimenti sono stati promessi per la creazione di boschi, soprattutto urbani e periurbani. Milioni di euro per creare boschi…. milioni di euro.

Questo mentre nel mondo le foreste antiche vengono abbattute per lasciare spazio a terre da coltivare, mentre spariscono nella cenere di incendi spesso dolosi. I boschi bruciano, gli alberi antichi scompaiono ad un ritmo a cui nuovi impianti di giovani alberelli non possono tenere testa.
Piantare alberi non basta, bisogna riuscire a fermare la deforestazione, conservare le antiche foreste e permettere alle giovani di invecchiare secondo le modalità naturali è necessario per salvare il pianeta.
Perché, ammettiamolo, non ha tanto senso piantare alberi, mentre tagliamo alberi. Progettare giovani boschi mentre le foreste vetuste scompaiono, mentre bruciano. Come scriveva Dino Buzzati: “… Tanto più si estende sulla terra vergine il dominio dell’uomo, tanto più diminuiscono le sue possibilità di salvezza, e a un certo punto egli si troverà prigioniero di sé stesso, gli verrà meno il respiro e per un angolo di autentico bosco sarà disposto a dar via tutte le sue diaboliche città”.






Oggi, 21 novembre, è la Giornata nazionale dell’Albero un giorno per conoscere e riflettere e per chiederci: è arrivato veramente il tempo degli alberi?
Noi lo speriamo, ci crediamo, ma bisogna prendere atto che “il tempo degli alberi” significa anche altro.
Significa un tempo diverso da quello umano, lento, lentissimo se confrontato col nostro.
Noi misuriamo il tempo in base alla nostra esistenza. Un secolo ci sembra tanto.
Per un albero non lo è. Per molte specie un secolo è la giovinezza.
Noi misuriamo il tempo in base alle nostre esigenze. Vogliamo che le nostre azioni si trasformino in effetti immediatamente o quasi, mentre gli alberi crescono pian piano, e una foresta non nasce in un anno, né in un decennio: perché si ricreino i legami e gli equilibri tra le piante, tra le piante e il suolo e si arrivi ad un ecosistema maturo, servono, pare, più secoli. Tantissimo tempo.
Ed è a questo tempo degli alberi che dovremmo imparare a rapportarci. Piantare alberi per lasciarli in pace a crescere e invecchiare, pensare sul lungo periodo. Cosa che non ci riesce facile.
Fare oggi qualcosa che sarà veramente utile alle generazioni a venire.
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