In questi ultimi giorni si è fatto più caldo, e i primi fiori sono apparsi a ricordarci che la primavera è vicina, così come ce lo ricordano rane e rospi, che nelle sere piovose si muovono verso i luoghi di riproduzione.
In passato abbiamo parlato di grotte, querceti, castagneti e prati, habitat presenti sul Montello e protetti dalla Direttiva Habitat, al fine di arrestare il declino della biodiversità in Europa. Questi godono di uno speciale status, sono mappati e tutelati. Ma non sono certo gli unici luoghi importanti sul colle che, ricordiamo, è nel suo insieme Zona Speciale di Conservazione.
Fondamentale è l’importanza dei punti d’acqua. Sappiamo che la ricchezza di forme di vita è connessa alla varietà degli ambienti, che ampi spazi uniformi non riescono a garantire una fauna e una vegetazione ricche di specie.

Per questo la multiforme varietà dei punti d’acqua del Montello è un elemento cruciale per la biodiversità, rafforzata dal loro far parte di un ambiente per nulla monotono, fatto del susseguirsi di prati e di boschi, dove dolci doline lasciano spazio a ripide scarpate.
Il carsismo impedisce il formarsi di fiumi, perché l’acqua scorre nel sottosuolo. Dunque il Montello è privo d’acqua? In realtà no, perché ospita una miriade di sorgenti, piccoli stagni, pozze temporanee, rivi che scorrono alcuni metri in superficie prima di proseguire i loro percorsi sotterranei.
Moltissime zone umide, ognuna con proprie caratteristiche legate alla profondità, all’insolazione che influisce sulla temperatura, alla presenza o meno di piante acquatiche, alla maggiore o minore ossigenazione, spesso all’azione dell’uomo.
Presso le fonti prosperano muschi ed epatiche, nell’acqua dimorano piante sommerse, vi si muovono piccoli animali, legati agli stagni per tutta la vita o per parte di essa.

Un tempo si credeva che in questi luoghi gli uomini potessero imbattersi nelle anguane, e anche oggi che le fate non si incontrano più non hanno perso la loro magia: le libellule vi volano veloci e colorate, tante specie la cui presenza è garantita proprio dai molti stagni dove vivono allo stadio larvale.
A volte vi si può vedere il ditisco, un coleottero che sfreccia velocissimo sott’acqua per predare piccoli animali, ma può anche uscirne e volare altrove.
Ed è anche grazie alle tante e diverse zone umide se sul Montello vivono ben 11 specie di anfibi! Molti di questi sono purtroppo minacciati d’estinzione, e la loro sopravvivenza dipende anche dalla possibilità di trovare luoghi di riproduzione adatti a loro, perché quasi ogni specie ha le proprie esigenze! Le piccole pozze scaldate dal sole sono scelte dalle raganelle (Hyla intermedia), le acque leggermente correnti dalle salamandre (Salamandra salamandra), quelle ricche di vegetazione dai tritoni, le pozze temporanee dal piccolo ululone dal ventre giallo (Bombina variegata).


Ognuno di questi punti d’acqua è un piccolo mondo coi propri caratteri e i suoi abitanti, e la sua scomparsa o alterazione comporta la distruzione di un ecosistema, l’interruzione di un equilibrio tra molti fattori, nato nel tempo. Se poi pensiamo che gli adulti di molte specie di anfibi tornano a riprodursi nel luogo dove sono nati, ci riesce facile comprendere che se questo smette di esistere o viene modificato, potrebbero non trovarne un altro adatto vicino a loro e in caso di specie che si spostano poco sarebbe a rischio la sopravvivenza della popolazione locale.

Un tempo queste fonti erano indispensabili agli umani non meno che agli altri animali, oggi sono spesso lasciate all’abbandono. Attenzione! In natura abbandono non significa necessariamente degrado!
Degrado c’è quando i pesticidi inquinano l’acqua, quando la fonte viene interrata o usata come discarica, o vi sono immessi pesci e tartarughe.
Lasciate a sé stesse e “dimenticate”, possono continuare a svolgere il loro importante ruolo nella salvaguardia della biodiversità.

La busa dea messa, la fontana lova, la fontana val Posan, le conche e tante altre entrano di diritto tra le meraviglie del Montello.
Rispondi