6510 – “PRATERIE MAGRE DA FIENO A BASSA ALTITUDINE”

A conclusione del nostro viaggio attraverso gli Habitat del Montello, torniamo a parlare di “Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)” che con 527, 94 ha di superficie tutelata, circa il 10% della superficie totale del colle, vanta il primo posto per estensione tra gli Habitat riconosciuti.

Argynnis paphia

“Prati da mesici a pingui, densi, ricchi in specie, generalmente a dominanza di Arrhenatherum elatius, regolarmente falciati e concimati in modo non intensivo. Si sviluppano solitamente su suoli profondi e ben drenati, dalla pianura alla fascia montana inferiore con l’optimum nella provincia Alpina e nel settore appenninico e infrappenninico, dal termotipo meso a supratemprato, con irradiazioni nella regione Mediterranea nel termotipo da meso a supramediterraneo con ombrotipo da subumido a iperumido.”

(Fonte: Manuale per il monitoraggio di specie e Habitat di interesse comunitario in Italia, ISPRA e Ministero dell’ambiente, 2016)

Quando si parla di prati o pascoli si intendono le zone coperte da una manto di vegetazione erbacea periodicamente sfalciata o interessata dall’attività del pascolo.

Sulla base del potenziale evolutivo esistono due tipi di praterie: le primarie, che si trovano in alta montagna al di sopra del limite degli alberi e le secondarieche si trovano sotto il limite degli alberi.

Questi ultimi prati si sono formati in seguito alla rimozione della copertura arborea da parte dell’uomo, in genere legata all’esigenza di avere aree pascolabili e da fieno.

I prati del Montello, essendo derivati da un processo di disboscamento, rientrano nella categoria delle praterie secondarie; se esse vengono abbandonate evolvono spontaneamente verso il bosco. 

Con il termine prato stabile si indica un prato non soggetto ad arature per un certo numero di anni, solitamente maggiore di 5. In questo periodo di tempo le specie erbacee si diversificano in comunità con svariate specie e in parallelo formano un fitto intreccio di radici che fissano il terreno: i prati stabili diventano nel tempo preziosi concentrati di biodiversità e insieme efficaci zone di protezione dal rischio idrogeologico, proprio in virtù della gabbia radicale che trattiene il suolo.

I prati del Montello sono riconducibili ad una particolare associazione di piante erbacee, chiamata arrenatereto, dal nome della graminacea avena altissima (Arrhenatherum elatius), che è la specie dominante. Se questi arrenatereti ospitano un’elevata ricchezza di specie tra cui un gruppo noto come “specie guida” o “specie indicative”, essi sono classificabili come prati habitat 6510.Chi volesse approfondire questo tema può consultare il sito del Manuale italiano degli Habitat approvato dal ministero MATTM al sito http://vnr.unipg.it/habitat

Molti elementi incidono sulla componente floristica dei prati: clima, umidità, tipo di suolo e gestione da parte dell’uomo. Sul Montello sono importanti anche la vicinanza del fiume Piave e la collocazione della collina tra pianura e montagna, che hanno contribuito ad arricchire i prati di elementi tipici di ambienti fluviali e di quote più elevate. La particolare morfologia a doline porta un’ulteriore differenziazione: tra versanti in base all’insolazione, e tra parte alta più asciutta e calda e fondo più fresco.

I prati del Montello sono ambienti seminaturali, che si mantengono grazie alla pratica dello sfalcio tradizionalmente effettuato due volte l’anno. ll primo taglio, nella seconda metà di maggio, ha l’effetto di stimolare la ripresa della vegetazione e una seconda fioritura, il secondo viene fatto ad agosto. 

Moltissime sono le erbacee presenti, tra cui diverse graminacee (poaceae) e specie dalle colorate fioriture, a cui la tradizione popolare ha assegnato nomi curiosi, come fior di cuculo e regina dei prati, erba del soldato e vedovina.

Prunella vulgaris

Abbiamo già parlato dell’importanza che questi ambienti rivestono per gli impollinatori, ma diversi altri invertebrati li frequentano: le cavallette,  i grilli, i coleotteri e i ragni, tra cui i tomisidi, che cacciano senza costruire ragnatele ma appostandosi sui fiori in attesa di una preda, alcuni hanno la capacità di mimetizzarsi cambiando il proprio colore!

I prati, ricchi di graminacee, sono una preziosa fonte di cibo per molti piccoli uccelli che si cibano dei semi.

La mancanza di copertura arborea li rende fondamentali per i rettili, che necessitano di aree assolate per la termoregolazione, e per i rapaci in cerca di cibo, tra cui le poiane, di cui è facile sentire il richiamo simile a un grido, e i gheppi, piccoli falchi che si distinguono per il volo “a spirito santo”: battendo velocemente le ali e tenendo la coda a ventaglio riescono a restare immobili in aria mentre guardano a terra in cerca di una preda su cui “tuffarsi”.

Di notte queste aree aperte circondate da boschi sono frequentate dalle lepri e dai ricci, da gufi e civette a caccia di piccoli roditori.

Negli ultimi mesi abbiamo parlato spesso degli habitat 6510, perché sono quelli maggiormente a rischio sul Montello.

Si tende a negare il valore che hanno per la conservazione della biodiversità e si è persino messa in dubbiola loro appartenenza all’habitat naturale 6510, dubbio sfatato da recenti pubblicazioni scientifiche i cui dati hanno dimostrato in maniera incontrovertibile che l’habitat 6510 esiste diffusamente sul Montello. 


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