La biodiversità è: “La presenza nello stesso ecosistema di differenti specie vegetali e animali, vive, le quali, interagendo, producono una situazione di equilibrio dinamico in evoluzione nel tempo”; L’insieme degli ambienti, degli esseri viventi che li popolano, la diversità genetica di ogni singolo individuo, ecco cos’è la biodiversità. Ogni specie, che sia un grande albero o un minuscolo microorganismo, occupa un ruolo ben preciso nell’ecosistema di cui è parte e contribuisce a mantenerlo in equilibrio.
Per aiutarne la comprensione a tutti, soprattutto per chi è meno ferrato nell’argomento, proviamo ora a spiegarlo con un esempio banale, forse anche blasfemo, ma efficace. Immaginiamo per un attimo che l’ecosistema sia la nostra macchina. Bene! Per lo stesso principio, tutte le componenti che costituiscono il nostro mezzo, diverse non solo per forma ma anche per materiale, utilità e quant’altro e che fanno si che questa funzioni ed esista, sono le differenti specie che costituiscono l’ecosistema e lo mantengono vivo.
Tutto chiaro? Sì?! Ottimo! Ora proseguiamo il nostro ragionamento e cerchiamo di capire insieme l’importanza della Biodiversità.
Diciamo a questo punto: “se smontando un pezzo della nostra macchina questa comincia a funzionare male, come si comporta un ecosistema se togliamo una delle specie che lo costituiscono? Ebbene, la reazione sarà la medesima. Non smette di funzionare ma si scombina e poi si riassesta in un nuovo equilibrio, più lento, a volte precario. Dipende dalla specie come dalla componente. Se dalla macchina togliessimo un porta, potremmo affermare che non viaggiamo più sicuri come prima
ma a tutti gli effetti il mezzo funziona, si muove e può compiere il suo lavoro. Se invece togliessimo il motore, pare ovvio che l’auto diventerebbe inutilizzabile.
A questo punto sorge spontanea la domanda: “perché se perdiamo una porta dalla macchina, ci fermiamo immediatamente e ci facciamo accompagnare in carrozzeria, al grido di: “aiuto! aiuto! sono rovinato! La mia macchina ha perso una porta! Non posso più usarla!”? Mentre se non ci sono più le api e gli altri insetti impollinatori, che sono il motore insostituibile e non replicabile di un ecosistema, e sono basilari per la sopravvivenza dell’uomo, non ci facciamo caso e non ci poniamo nemmeno la questione? Anzi! Subito pronti a criticare sti ambientalisti della domenica che non hanno altro da fare, se non creare allarmismi ad ogni dunque.

Ebbene, ci dobbiamo mettere in testa che la perdita di biodiversità aumenta la vulnerabilità dell’ambiente ai cambiamenti e ne diminuisce le capacità di reazione. Questo fattore ha inoltre impatti pesanti sulla salute umana e sull’economia. Una macchina senza quattro porte, corre! La terra abitata solo dagli esseri umani, muore!
Se continuiamo a tagliar boschi, arare prati, interrare doline e sorgenti per piantar vigneti, finiremo per distruggere tutto quello che madre natura ha costruito in migliaia di anni e i nostri nonni e genitori hanno custodito preziosamente nei secoli fino a oggi. I soldi del prosecco non trasformano un sasso in una patata da mangiare. Ne oggi, ne mai.
Torniamo a noi ora e chiediamo: “chi di voi conosce veramente il Montello? Chi sa veramente cosa custodisce al suo interno?”
Noi non abbiamo la presunzione di saperlo, ma il poco che conosciamo oltre a volerlo condividere come faremo tra poche righe, ci basta per capire che il Montello ha bisogno di essere tutelato e non smembrato per mano di speculatori agro-industriali.
Questo piccolo colle è uno straordinario susseguirsi di ambienti diversi: ombrosi boschi e magnifici prati, piccole ripide valli, oltre 200 raccolte d’acqua, tra cui 80 sorgenti, e ben 2000 “buse” (doline) che sono la più appariscente manifestazione dello spiccatissimo carsismo montelliano: il Montello è una delle aree del mondo a maggior densità di fenomeni carsici e conta ben 91 grotte censite. La compresenza, in un’area di 6000 ettari, di tanti differenti habitat permette a innumerevoli specie vegetali e animali di trovarvi le condizioni adatte alla propria sopravvivenza.

Tra i vegetali si contano le 120 specie erbacee dei prati, alcune rare, come le orchidee Anacamptis morio e Listera ovata.
Trenta diversi alberi e arbusti compongono vari tipi di bosco: il più diffuso è il robinieto, ma non mancano castagneti, querceti e alcuni rari carpineti. Sul Montello è presente Fagus sylvatica, che qui ha la sua stazione di più bassa quota, e Sorbus morminalis, specie inserita nella lista rossa delle piante del Veneto.
Oltre 60 sono le erbacee dei boschi: tra le felci ricordiamo la Dryopteris remota, individuata nel 2000 e che prima di allora si riteneva presente in Veneto solo nella provincia di Belluno.
Tra le specie rarissime che il Montello conserva ci sono anche due licheni: Acolium montellicum, considerato estinto nel resto d’Europa, e Gomphillus calyciodes, estinto nel resto d’Italia.
E ancora 210 specie di funghi appartenenti a 26 generi diversi.
Sorprendente è la varietà della flora nella collina, ma la fauna non è certo da meno: favorite dalla presenza dei moltissimi punti d’acqua sono le 11 specie di anfibi, 7 delle quali protette dalla direttiva habitat, e le decine di specie diverse di libellule. 80 diversi uccelli (42 stanziali, 20 estivanti, 18 svernanti o di passo), 8 rettili, anche questi quasi tutti tutelati, e 29 mammiferi, tra cui 6 pipistrelli a rischio di estinzione.

Moltissimi gli invertebrati: una settantina sono le farfalle che qui si possono incontrare (più di quelle dell’intera Gran Bretagna!), molti gli insetti impollinatori, i ragni, i grilli e le cavallette, le mantidi, le formiche e i coleotteri, tra cui l’imponente cervo volante, così facile da incontrare nelle sere di giugno, più discussa la presenza dell’eremita odoroso, la cui protezione è considerata prioritaria dalla Comunità Europea.
Queste sono solo alcune delle poche cose che conosciamo del Montello. Però ci paiono sufficienti per batterci costantemente per la salvaguardia di questo colle.
Il Montello è un monumento ai montelliani, è patrimonio comunitario, è una riserva di biodiversità per noi oggi e per le generazioni future, nonché testimonianza tangibile del nostro passato. Non lasciamo che venga distrutto, depredato e convertito in una monotona distesa di bollicine d’oro.
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